la storia di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia intervista ad Annalisa Oboe

Tutto quello che la prima Alumna nel mondo non disse: 5 domande alla Prof. Annalisa Oboe

7 Febbraio 2017 Associazione Alumni_admin Categories news

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è ormai nota a tutti come la prima donna laureata all’Università di Padova e nel mondo. Molte biografie ci raccontano la storia di questa bella e geniale nobildonna veneziana, proclamata Magistra et Doctrix Philosophiae il 25 giugno 1678. Quello che stupisce è che tutto il gran clamore su questo personaggio sfuma subito dopo questa data. Questa osservazione ha ispirato l’intervista alla Prof. Annalisa Oboe, Prorettrice alle Relazioni culturali, sociali e di genere dell’Università di Padova. La Prof. Oboe conosce bene la storia di Elena e infatti durante il Roadshow Italia in Norvegia ha presentato alla platea di Oslo e Bergen un intervento che parlava proprio della storia della prima donna laureata a Padova. Alle nostre 5 domande la Prof. Oboe ha rilasciato risposte alquanto interessanti, attraverso cui ha illustrato una Elena, la chiameremo amichevolmente così d’ora in poi nell’articolo, molto complessa, scissa tra vita pubblica e privata, tra il clamore e la contemplazione, tra obbedienza e determinazione.

1. La laurea per Elena cosa rappresentò?

La notorietà di Elena come donna di grande intelletto risuonava prima della sua proclamazione nelle Accademie e nelle università di tutta Europa. Il filosofo Rinaldini, suo ultimo tutore, elogiò l’intelligenza di Elena più volte: una giovane ragazza “meravigliosa come un fiore” che parlava “greco, latino, francese, inglese e spagnolo con un accento perfetto”, con ampie conoscenze in geografia, matematica, fisica e astronomia e una certa dimestichezza con la storia antica e moderna, la legge, la linguistica, la logica e la retorica. Elena era considerata un vero prodigio, tanto che la sua prima richiesta per il dottorato in Teologia fu accolta senza esitazioni dal Collegio dell’Università di Padova. Si adottò la soluzione di proclamarla «magistra in philosophia tantum» solo in seguito alla netta opposizione alla laurea in Teologia per una donna da parte del Vescovo di Padova, Cardinale Gregorio Barbarigo, nonché Cancelliere dell’Università, e al conseguente accordo di questi con il padre di Elena, Gianbattista Cornaro, dopo un’accesa disputa tra i due. Elena divenne quindi la prima donna proclamata Magistra et Doctrix (Philosophiae) il 25 giugno 1678 durante una solenne cerimonia che si tenne nella cappella della Vergine del Duomo di Padova, sede scelta in extremis per contenere il grande afflusso di pubblico. Le vennero consegnate le insegne del suo grado alla pari dei suoi colleghi uomini: il libro, simbolo della dottrina; l’anello per rappresentare le nozze con la scienza; il manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e la corona d’alloro, contrassegno del trionfo. Elena venne quindi accolta nello Studium Patavinum con gran clamore, ma le fu negata la possibilità di insegnare in quanto donna, così come prima la laurea in Teologia per la stessa ragione. La laurea di Elena ebbe grande risonanza, soprattutto in Italia e in Francia, ma non evitò che venisse velocemente dimenticata. Elena stessa si ritirò sempre più nel privato, preferendo la vita religiosa e le buone opere alla notorietà. Conoscendola meglio infatti si capisce che per lei la laurea fu sì un importante riconoscimento ma soprattutto il compromesso che le consentì finalmente di “sparire” dalla vita pubblica, quasi volesse far perdere le sue tracce, come dimostra la volontà di far bruciare i suoi scritti dopo la morte. Per lungo tempo solo una statua ai piedi della scalinata Cornaro del Bo, donata dalla veneziana Caterina Dolfin, e un busto nella Basilica di Sant’Antonio ricordarono la prima donna laureata a Padova … fino a quando una sua immagine destò l’attenzione di una giovane donna.

2. Come fu riscoperta la figura di Elena?

La riscoperta e la valorizzazione della figura di Elena fu un’impresa ‘transatlantica’, che iniziò a cavallo tra l’800 e il ‘900. In particolare Ruth Crawford, studentessa al Vassar College agli inizi del ‘900, notò che al centro della grande vetrata della Thompson Memorial Library del College era raffigurata una donna a cui veniva conferita una laurea durante una celebrazione molto pomposa. La Crawford scoprì che i fondatori del Vassar College, grandi studiosi e amanti dei viaggi, avevano voluto decorare la finestra della biblioteca in onore della prima donna laureata al mondo. La finestra rappresentava proprio la cerimonia di proclamazione di Elena. La misteriosa protagonista della vetrata aveva finalmente un nome e per Ruth Crawford diventò la “compagna di una vita”. La Prof. Crawford iniziò a studiare la figura e la storia di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, tanto da farsi promotrice negli anni ’60 del Progetto Cornaro. Questo progetto nel ventennio successivo riunì molti studiosi e università, tra cui naturalmente l’Università degli Studi di Padova, in una massiva ricerca alla riscoperta e rivalutazione della prima donna laureata al mondo. Tutto questo lavoro portò alla costituzione del comitato per i festeggiamenti del tricentenario della prima laurea conferita a una donna nel mondo, che si svolsero a Padova il 25 giugno 1978. Grazie alla passione della Prof. Crawford si iniziò a scoprire Elena Lucrezia Cornaro Piscopia che per coloro che erano assorbiti dal suo fascino non divenne più “solo” la prima donna laureata al mondo ma Elena, una donna molto complessa, divisa tra intelletto e fede, tra luce e ombra, tra obbedienza e determinazione, tra pubblico e privato.

3. Chi sostenne Elena nel suo percorso verso la laurea?

Il padre di Elena, Procuratore di San Marco, incoraggiò sempre con vanto gli studi della figlia, che fin da piccola si distinse per le grandi doti intellettuali, scoperte e valorizzate per tempo da Giovan Battista Fabris, parroco della Chiesa di San Luca e suo primo tutore dall’età di sette anni. Il padre scelse sempre tutori importanti per Elena: da padre Fabris, che le diede le basi di una cultura umanistica, di greco antico e di latino, all’abate Gradenigo che le insegnò il greco moderno e al gesuita Carlo Vota per le scienze; da Alexander Anderson che le insegnò l’inglese al rabbino Shemel Aboaf per l’ebraico e l’aramaico; dalla musica con Maddalena Cappelli alla filosofia con il famoso Carlo Rinaldini. Proprio quest’ultimo avanzò l’idea di chiedere il dottorato per Elena, presentandola al padre come utile mezzo per favorire il riconoscimento pubblico della famiglia Cornaro. Gianbattista intravvide nel genio di Elena la possibilità di un riscatto sociale per la sua famiglia. Nonostante fosse nobile, aveva sposato una donna del popolo, e faticò a legittimare l’unione e i figli nati dalla stessa. La laurea della figlia sarebbe servita a riacquistare l’antico lustro. La giovane seguì fedelmente i desideri del padre e, una volta presa la decisione di studiare per la laurea, si spostò a Padova. Non frequentò l’università, ma partecipò alla vita delle Accademie, fra cui quella dei Ricovrati, che erano aperte alle donne e dove Elena spesso fu invitata a disquisire di vari argomenti. Ravvivata nell’intelletto, ma provata nel corpo da malanni sempre più invalidanti, sopportò silenziosa nell’animo la diatriba che la richiesta della sua laurea innescò tra suo padre e il Cardinale Barbarigo. Il dottorato alla fine arrivò pomposo e clamoroso con il riscatto tanto voluto dai Cornaro.

4. Cosa non è molto noto della vita di Elena?

La ricca iconografia di Elena, degna di una nobildonna e tanto voluta dal padre, rappresenta una bella ragazza con un’importante testa di riccioli scuri, che sopra i vestiti molto fastosi indossa sempre il simbolico mantello di ermellino che però nasconde uno scapolare di lana nera, simbolo del suo voto a Dio. Elena infatti era molto religiosa, schiva, riservata e amava in maniera molto profonda la vita contemplativa, tanto da scegliere giovanissima la castità. Un’indole fortemente devota e sempre molto impegnata in opere di carità, una gran fede che lei ha sempre difeso con determinazione di fronte alle pretese del padre. Per Elena appartenere ad una famiglia molto in vista, ricca e nobile del 1600 non era facile, soprattutto in un momento storico in cui la città di Venezia, lasciva e corrotta, viveva l’opulenza del declino. Lei amava la vita semplice, la contemplazione e il contatto con Dio, tanto che prestissimo prese i voti, rifiutò una proposta di matrimonio molto importante da parte di un principe tedesco e divenne oblata benedettina, pur rimandendo a vivere con la sua famiglia e mai in convento. Le sue scelte di vita personale, assieme alla laurea, furono il “giusto compromesso” per consacrare la sua vita a Dio, alla carità e allo studio, e allo stesso tempo per non deludere l’amato padre. Gli studi sulla vita di Elena dimostrarono inoltre che la sua fede era molto profonda e rigida. In particolare i ritratti della bella e dotta Elena mostrano sempre delle profonde borse sotto gli occhi che in un primo momento si attribuirono all’intenso studio, anche notturno. Nel tempo però le sue occhiaie divennero segno del pesante digiuno, il flagello a cui la stessa Elena era solita sottoporsi per avvicinarsi a Dio. Dalle ricerche condotte negli anni 70 si scoprì infatti che la sua salute cagionevole e la malattia che la portò alla morte a soli 38 anni erano il risultato delle continue restrizioni alimentari con cui “flagellava” il suo corpo per avvicinare l’anima a Dio, evidenza di una forte fede religiosa, di impronta più medievale che rinascimentale. Jane Howard Guernsey nella sua famosa autobiografia, “The Lady Cornaro: Pride and Prodigy of Venice” (1999-2000), parla di “holy anorexia” riferendosi alla malattia di cui soffriva Elena. La giovane non toccava cibo durante le feste religiose e quando si flagellava arrivava con piacere ad abusare della privazione poiché entrava in quella dimensione mistica che le dava la sensazione di avvicinarsi sempre di più a Dio. Le diagnosi storiche parlano di un declino fisico che dalla malattia da digiuno portò la donna a soffrire di tubercolosi, anoressia e infine a morire di tumore da cachessia.

5. Chi era veramente Elena e cosa Le sarebbe piaciuto conoscere meglio di lei?

Elena viene spesso trasformata in un’eroina femminista del ‘600, ma non era così. Conoscendo la sua storia sembra quasi di conoscere due personalità totalmente diverse: la donna pubblica e privata, la illuminata e la sottomessa, la donna in primo piano e la religiosa contemplativa, la famosa prima donna laureata e la oblata benedettina nascosta. Alla fine però Elena ha sempre dimostrato una grande determinazione: permetteva al padre di manovrarla per il suo bisogno di riscatto come figlia obbediente, ma non è mai scesa a compromessi nella sua sfera più privata e spirituale, tanto da rischiare di essere rinnegata, sicuramente quando scelse i voti e quando rifiutò il matrimonio. Elena era di fatto una donna molto intelligente e determinata che ha dovuto difendere la sua grande vocazione religiosa in un mondo di uomini che la usavano per elevarsi a livello sociale (il padre) e intellettuale (i suoi tutor). Naturalmente Elena era consapevole e orgogliosa delle sue doti e della sua grande intelligenza, ma dovette sempre accettare dei compromessi. Sosteneva la sua profonda fede con l’arma più affilata che possedeva, la sua intelligenza: permetteva al padre e ai suoi tutor di manovrare la sua vita pubblica ma si imponeva fortemente nel suo più intimo privato. In fin dei conti fu cresciuta da uomini e subì la cultura maschile del tempo, facendosi però scudo con il suo grande intelletto e la sua fama di donna prodigio per difendere e alimentare la propria profonda fede. Pensando a Elena però restano sempre molte domande senza risposte. Il romanzo biografico di Patrizia Carrano, “Illuminata. La storia di Elena Lucrezia Cornaro, prima donna laureata nel mondo“, è l’esempio concreto di come i silenzi della vita di Elena siano in grado di attivare mille curiosità, cui la scrittrice dà una sua risposta portando in vita la storia d’amore tra Elena e un romantico moro sapiente. Il racconto della Carrano, tra scavo storico e fantasia, viene incontro al nostro desiderio di sapere di più sulla vera Elena, ma quel desiderio continuerà a interrogarci.

Oggi Elena è recuperata come simbolo, come segno di un momento di accesso delle donne al mondo del sapere maschile, e come tale vive nella nostra immaginazione.

 

Foto by Massimo Pistore

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